L’isola di Procida micaelica, attraverso lo stupore e la meraviglia dei “Cortili in Musica a Procida”, nello scenario fantasmagorico della contrada “Chiaiolella”, sotto lo sguardo occulto della Torre di Sa. Margherita e quello delicato e nostalgico dell’isolotto di Vivara, illuminati dalla Luna, nella pienezza del suo splendore luccicante, ha vissuto un momento di osmosi collettiva, tale da creare emozione e commozione che non si viveva da tempo. Tutto ciò è accaduto grazie a tante tenaci e creative donne di Procida che, attraverso gli allestimenti, la musica, le animazioni teatrali, la cucina, hanno dimostrato come, dentro il cuore delle tenebre, ci siano risorse di immensa vitalità che fanno ben sperare per il futuro divenire. Per di più, con la loro semplicità, umiltà, laboriosità, hanno lanciato una ipotesi di travaglio culturale per quest’isola, anarchico individualista, pregna di pretenziosi ricercatori della “cultura del sé”, confermando la “cultura delle cozze”, intesa lo sporcarsi le mani, eliminando con cura ed attenzione le parti spurie e ripugnanti, pulire e successivamente passare all’elaborazione di pietanze gustose, saporite ed armoniose atte a sviluppare uno spirito di comunità e dello “stare bene insieme” di cui la nostra isola ha urgente bisogno. Questa visione può essere espressa, in modo appropriato con un sonetto “Zen” sull’armonia nascosta “L’armonia nascosta è migliore di quella apparente. L’opposizione porta accordo. Dalla discordia nasce l’armonia più bella. E’ nel mutamento che le cose trovano quiete. La gente non capisce come ciò che è in disaccordo con se stesso porti in sé armonia”.